Visto che me lo hanno chiesto in diversi, in questo articolo voglio parlare della nascita (e gestazione) del mio ultimo libro, Valdarno Post Nucleare.
Tutto iniziò, se non erro, circa 6 anni fa, quando dei miei amici, proprietari al tempo del Tesla Science Bar di Montelupo, indissero un concorso di racconti di fantascienza. Subito l’idea mi parve buona, ed acconsentii ad essere nell’organizzazione.
Il problema fu che dopo pochissimo mi accorsi che l’idea di partecipare ad un concorso di racconti di fantascienza era veramente ghiotta, ma ormai ero nell’organizzazione… come fare quindi…
Mentre pensavo mi passò davanti mia nonna. Sicché chiesi a mia nonna quando era nata. Nel 1927. Bene. Città di nascita?

E fu così che compilai il modulo con i dati di mia nonna.
Quando, poco dopo, mi recai al Tesla Science Bar, fui accolto da uno dei gestori che mi disse: “Gini, ci sono arrivati un sacco di racconti! Il migliore è di una vecchietta di novant’anni di Vinci!”
Sorseggiai il mio whiskey e feci finta di niente, il concorso si svolse (arrivai finalista, o meglio, mia nonna, non io), e per allora la cosa finì lì.
Ma la voglia di espandere il racconto in un romanzo c’era, soprattutto spinta dal mio amico Alessio.
Avevo già ampliato il racconto di molte pagine, ma la cosa arrancava e rischiava di finir lì. A darmi nuova linfa vitale ci fu un concorso Rai per romanzi. Decisi di partecipare, e per farlo scrissi dai tre ai cinquemila caratteri al giorno. Alla fine, senza nemmeno fargli un po’ di editing, stampai alla bell’e meglio e gli spedii il tutto, ovviamente all’ultimo minuto. Come c’era da aspettarsi il risultato non fu eccelso, ma non mi persi d’animo. Il passo successivo fu fare un po’ di editing e mandarlo alle case editrici.
Più di una fu interessata, alla fine scelsi Bibliotheka ed eccoci qui.
Appendice: le esplosioni
Spoiler: un buon romanzo post apocalittico non esisterebbe se non ci fossero almeno un paio di esplosioni.
Ero in un programma di chat vocale con il mio amico Valerio (in arte Blooder), e stavo scrivendo la parte del romanzo relativa a Livorno, che portava ancora gli effetti di un’esplosione nucleare. Chiesi al mio compare “hey Blooder, ti intendi di esplosioni nucleari?”. La sua risposta fu: “Da quanti megatoni?”
Da lì a poco eravamo a fare i calcoli. Tutto è realistico: il cratere, la palla di fuoco, il fallout. Abbiamo usato un software per calcolare tutto, eccolo qui.
Sperò di avervi incuriosito con questo post, che è anche il primo della newsletter. Aloha!
Ah, lasciate pure un commento.